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PIANO COLORE – PERCEZIONE DEL COLORE NEGLI SPAZI DI CURA

Ospedale

PIANO COLORE – PERCEZIONE DEL COLORE NEGLI SPAZI DI CURA

Creazione di scenari percettivi che siano in grado di agevolare l’orientamento e i processi di simbiosi ambientale finalizzati alla massimizzazione del comfort di soggiorno e di lavoro, insieme all’ottimizzazione dei flussi di transito.

La ricerca sul Piano Colore è stato uno dei primi significativi atti del consiglio di amministrazione è stato quello di finanziare il progetto di ricerca sulla percezione e il colore per la nuova struttura ospedaliera di Verduno.

L’incarico allora era stato affidato ai Professori Giulio Bertagna e Aldo Bottoli del Politecnico di Milano e della Fondazione Colore Brianza-Osservatorio Colore Interni di Lissone. Lo studio è partito dalla determinazione di icone ad alta descrizione semiologica e dall’individuazione di colori differenti a seconda della tipologia di segnaletica (urgente, medica, alberghiera, gestionale, non ospedaliera), in modo da semplificare l’impatto degli utenti con la struttura ospedaliera.

Dall’apertura del nuovo nosocomio l’Arch. Bertagna è impegnato a sperimentare il Piano Colore aggiornato in diversi reparti grazie al progetto “Bellezza in Ospedale” che abbellisce e umanizza la Radioterapia (guarda il progetto), l’Ostetricia dalla Camera Calda al Blocco Parto e l’area Formazione.

“Luce e colore sono stati da sempre fondamentali per l’equilibrio fisio-psicologico dell’uomo. Perché moltissimi ospedali sono ancora disadorni, male arredati, male illuminati, peggio dipinti? Perché non si adottano le calde e sapienti atmosfere presenti in molte delle nostre case, perché non sono utilizzate le intriganti luci impiegate in negozi, alberghi e uffici? Perché infine non esiste quasi traccia dell’invidiabile livello qualitativo espresso dal design italiano? Quale modello di società rappresentano questi spazi impersonali, spogli, poco funzionali, generalmente dominati da colori intorno al bianco? Sembra quasi che permanga l’idea dell’ospedale come luogo in cui si andava a morire, dove quell’ultima sofferenza era una buona occasione per purificarsi e allora quel bianco bene rappresentava quello stadio di purificazione. Oggi le cose, per fortuna, sono molto diverse,
l’ospedale non è più l’ultima tappa, ma un luogo dove guarire e dove rigenerarsi per vivere meglio. Allora perché questi spazi non sono progettati per intervenire, per esempio, anche sul nostro umore, garantendo in questo modo il raggiungimento di un più facile benessere psicofisico? Le superfici e l’ambiente comunicano e la loro comunicazione condiziona pesantemente quella che il medico e il personale sanitario ospedaliero riuscirà ad attivare. Quale valore terapeutico possiede un ambiente accogliente? Bisogna intervenire negli ambienti con materiali adeguati, colori, luci, disposizioni rispettose delle attività e dei rapporti in essere. Non un operare puramente estetico ma modalità di intervento che costituiscano parte integrante di una più efficace terapia che considera l’uomo in modo olistico. Quindi non quale colore utilizzare ma quale tavolozza utilizzare. Non singoli colori ma tavolozze di colori, tavolozze personalizzate per costruire una sorta d’identità cromatica determinata dal luogo, dalla struttura, dagli arredi. Una aggregazione cromatica che possa facilitare l’identificazione del luogo. La tavolozza sarà costituita dai colori, ma anche dalle superfici, dalle materie, dalla luce, dalla segnaletica, dalla pubblicità, dalle opere di decoro e da tutto quanto concorre a definire il “paesaggio” del luogo.”

 

 

 

Grazie a…