Loredana Bessone, l’insegnante degli astronauti ospite in auditorium

Pubblicata il

10 novembre 2025

Il 7 novembre la scienziata è stata ospite della Fondazione Ospedale Alba-Bra nell’ultimo incontro del programma “Persone in scena”

Nello spazio come in ospedale si lavora in condizioni-limite: per prevenire l’errore server collaborazione Loredana Bessone

La Fondazione Ospedale Alba-Bra nei mesi di settembre e ottobre ha organizzato “Persone in scena”: tre eventi culturali con l’obiettivo di creare riflessioni condivise, pensieri e prospettive su tematiche importanti per il vivere comune.

Dopo il giornalista Aldo Cazzullo e lo psichiatra Vittorino Andreoli, l’ultimo appuntamento ha visto protagonista Loredana Bessone di Esa (Agenzia spaziale europea): è definita “insegnante di astronauti” e si occupa di preparare gli esploratori di ambienti estremi.

Prima della conferenza è stata consegnata un Targa di ringraziamento da parte della Fondazione Ospedale e ASL CN2 alla coppia Daniela Borro e Mario Barbero, soci della Fondazione, alla realizzazione del poliambulatorio al nono piano dell’ospedale dedicato alla libera professione. Il poliambulatorio verrà inaugurato ufficialmente nelle prossime settimane.

Il titolo della serata grazie al contributo della Banca di Cherasco era “Dallo spazio alla medicina: lavorare in gruppo in maniera sicura ed efficiente”.  La conferenza è stata moderata dal Direttore della Fondazione Luciano Scalise.

Loredana Bessone ha spiegato che “gli astronauti di solito vivono a 400 km di altezza su una stazione spaziale: vedono una Terra in cui non ci sono limiti, in cui tutti siamo uguali. Da lassù non esistono nazioni, soltanto uno spazio comune”. Inoltre, “la stazione internazionale è stata costruita da persone di nazionalità eterogenee. Chi vive lì dentro parla lingue, culture e pensieri differenti. I grandi stress ambientali a cui sono sottoposti gli astronauti – tra cui l’isolamento, l’assenza di gravità, la privacy limitata, il dover fronteggiare compiti complessi e la lontananza dalla comunità umana – rendono necessario un grande sforzo di collaborazione e reciprocità”.

Anche nel lavoro sanitario esistono condizioni difficili e fattori di elevato stress, che la squadra di lavoro deve saper fronteggiare. La condivisione di informazioni e la collaborazione reciproca diventano elementi necessari per la riuscita dell’intervento: “In ambito ospedaliero esistono condizioni comuni al lavoro degli astronauti in ambienti ostili: la pressione emotiva, il disorientamento temporale dovuto al carico di lavoro, l’eventuale carenza di risorse (non sempre nei Pronto soccorso sono disponibili tutte le competenze umane necessarie), la comunicazione con i pazienti, la gestione del personale”. Serve dunque saper chiedere, ascoltare, poter contare su buoni leader e su informazioni accurate.

La sfida principale nel lavoro in team, soprattutto in ambienti complessi e rischiosi, è creare modelli mentali condivisi. Dice Bessone: “Ognuno di noi percepisce il mondo in modo diverso, cosa che può generare posizioni contrastanti. È come guardare i numeri 6 e 9 da prospettive diverse: ruotandoli, si sovrappongono. Mettersi nei panni degli altri, condividere informazioni e analizzare ogni attività per crescere insieme è fondamentale. Le competenze non-tecniche che si sviluppano in questi contesti sono applicabili in qualsiasi campo, professionale o personale: migliorano la cooperazione, l’efficienza e riducono gli errori e le loro conseguenze”.

Bessone ha poi sottolineato come i centri di simulazione, come ad esempio il LabSi dell’ospedale di Verduno (realizzato dalla Fondazione Ospedale, grazie al contributo di Maria Franca e Giovanni Ferrero, che consente al personale medico di simulare interventi complessi) risultino fondamentali per la formazione dei professionisti che lavorano in ambienti complessi.

E ha concluso: “Vengo da una generazione che giocava in strada, parlava con sconosciuti durante viaggi in treno o in aereo, e imparava chiedendo aiuto agli esperti. Da allora il mondo è cambiato: oggi abbiamo risorse quasi illimitate, ma anche la possibilità di usarle male. Siamo bombardati da informazioni, spesso inutili ma divertenti, e possiamo acquistare tutto online. Credo che stiamo perdendo la volontà di diventare esperti e di collaborare con chi lo è. Viviamo nell’illusione che la tecnologia possa bastare da sola, dimenticando che la collaborazione tra esseri viventi è ciò che ci ha permesso di comprendere il nostro posto in un universo infinito e ancora in gran parte sconosciuto”.

In apertura Simona Revello, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione: “Originaria del nostro territorio, e in particolare di Saluzzo, la dottoressa Bessone rappresenta un esempio straordinario di come competenza, passione e determinazione possano condurre a traguardi internazionali di assoluta eccellenza. Il suo lavoro presso l’Agenzia spaziale europea unisce scienza, tecnologia e dinamiche relazionali di grande ispirazione per tutti noi”. E conclude: “Tra gli scenari più affascinanti per preparare gli astronauti, ci sono le grotte: spazi sconosciuti, bui, silenziosi, dove ogni passo richiede attenzione, collaborazione e profondità. Ma le grotte sono anche una metafora, dove è necessario affidarsi agli altri e alle proprie risorse interiori. E’ un viaggio nell’umano, sia per chi lavora nello spazio sia per chi ogni giorno lavoro con il corpo umano nell’ambito sanitario”.

Il presidente della Fondazione Ospedale Alba-Bra, Bruno Ceretto, ha aggiunto che “l’ospedale di Verduno negli ultimi anni si è arricchito di valori professionali importanti, che meritano attenzione e che ogni giorno abbiamo bisogno di continuare ad apprendere e valorizzare. Ringraziamo la dottoressa Bessone e il nostro socio Banca di Cherasco che ha reso possibile questa serata”.

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