UN LUOGO DOVE CURA E INNOVAZIONE SI INCONTRANO: ENTRA IN FUNZIONE IL LABSI

“Ricordo ancora oggi la voce e lo sguardo del mio professore, quando studiavo a Firenze. A lui devo molto, mi ha insegnato tanto. Credeva in modo particolare nel potere della simulazione per aiutare noi specializzandi ad apprendere. Quando operavamo sui manichini fingendo interventi d’emergenza, l’emozione era forte. Perciò oggi quando guardo il LABSI mi dico: è un sogno che si compie, un desiderio avverato”.

 

Valerio Stefanone è specialista di emergenza-urgenza, specializzato in simulazione, e opera nell’Ospedale di Verduno. Il 15 gennaio è per lui un giorno importante: è entrato in funzione il Laboratorio di simulazione avanzata (LabSi) di cui è responsabile scientifico. Si tratta di uno dei pochi laboratori di simulazione presenti nelle strutture sanitarie, il primo in Piemonte in un ospedale non universitario, capace di riprodurre situazioni di urgenza ed emergenza che medici o infermieri e altro personale sanitario potrebbero incontrare durante la loro pratica quotidiana. E’ stato realizzato dalla Fondazione Ospedale Alba-Bra e dall’Asl Cn2, grazie alla generosità di Maria Franca e Giovanni Ferrero. Durante l’estate il gruppo scelto di futuri istruttori sono stati “allenati” da un grande specialista dell’Università di Pavia, il 10 dicembre sono stati certificati da una agenzia internazionale e dal 15 gennaio hanno potuto mettere in pratica quanto appreso. E’ stata la prima simulazione ufficiale. “Una volta, quando queste tecnologie non esistevano, il personale era costretto a operare “dal vivo”, direttamente e senza passaggi preliminari: questo comportava grandi quote d’ansia e il conseguente rischio di sbagliare”, prosegue Stefanone. “Oggi è possibile sperimentare in condizioni di assoluta sicurezza non solo le manovre e la presa di decisioni, ma anche la comunicazione tra operatori – delicatissima in queste circostanze”.

Entrando nel grande salone del LABSI la sensazione è di una sorta di sacralità, come se i vetri che separano le stanze, i manichini ultra-teconologici adagiati sui lettini, i monitor dei computer, la sala comandi e il grande schermo su cui è possibile seguire le operazioni custodissero un’attesa, una sospensione. Qui i sanitari si allenano a gestire il pericolo, costruiscono possibilità di sopravvivenza. Lavorano nell’ipotesi, si allenano a immaginare situazioni ostili che accadranno nella realtà – dal pronto soccorso alla sala parto.

 

Nell’ultima stanza in fondo la mattina del 15 gennaio si svolge la prima simulazione di un intervento. Medici e infermieri parlano tra loro con i gesti della concitazione, dell’allarme di chi sperimenta il limite. Sono collegati attraverso microfoni a un grande schermo collocato nel salone attiguo, dove altri professionisti, primari, studenti e operatori seguono l’andamento dell’intervento. I manichini si muovono, emettono suoni, reagiscono alle terapie farmacologiche. Sono semi-reali. Oggetti complessi e costituiti da tecnologia di livello elevato. “Abbiamo riprodotto la situazione di un paziente sotto shock. Non posso rivelare la precisa patologia simulata, perché in questi giorni altri medici e infermieri dovranno esercitarsi sul medesimo quadro clinico e se conoscessero in anticipo i dettagli verrebbe meno l’effetto a sorpresa”, spiega Stefanone. “Dopo la simulazione i professionisti si spostano nella saletta di “de-briefing”, dove è possibile confrontarsi e discutere sulle operazioni effettuate condividendo riflessioni, ritornando insieme sulle eventuali incertezze del gesto, e tanto altro. Non andiamo a caccia dell’errore, ci interessa invece sapere il perché è accaduto qualcosa”.

 

Il primo giorno, conclude Stefanone, “è andato bene. I risultati sono stati ottimi, tutti si sono divertiti. Una delle cose che più mi hanno colpito è stato il personale tecnico dedicato del LABSI, operatori in grado di far funzionare tecnologie complesse e la cui opera è interamente dedicata al progetto. Non è scontato, poche volte ho visto un simile livello d’avanguardia”. D’ora in avanti questa sala costruirà sapienze. Nel LABSI la cura avviene in anticipo, su eventualità non ancora accadute, su corpi non ancora in stato di necessità. Un tempo sospeso, protetto e dunque dal doppio valore terapeutico.

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